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Erbette di campo commestibili? Come riconoscerle

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Sane e saporite, si possono raccogliere in mezzo ai campi, purché lontani da inquinamento e cigli delle strade.

 

In aprile madre terra inizia a riservarci delle buone sorprese: tante erbe commestibili da raccogliere in mezzo ai prati. Eccone alcune e come distinguerle!

Acetosa

È una pianta molto comune in Italia, facile da trovare e raccogliere. Si presenta con foglie di colore verde intenso: ricca di acqua, leggermente acidula, ricca di vitamina C e ferro e altre sostanze che le donano un gusto piacevolmente agro.

In cucina, si presta ad essere impiegata in varie preparazioni: oltre ad essere mangiata cruda, in insalata, è ottima anche saltata in padella insieme a verdure verdi come spinaci o erbette. Le foglie di acetosa cotte sono un buon complemento per i minestroni di verdura, nelle frittate oppure ancora come contorno per carni e pesce.

Volendo, si possono cucinare anche i giovani steli, oppure possono essere mangiati crudi nelle misticanze dove aggiungono quel tocco agrumato talmente piacevole da poter rinunciare all’uso dell’aceto o del limone.

Dragoncello

Pianta perenne che fa parte della famiglia delle Asteracee, è nota come ingrediente nella cucina toscana e con discreto successo in quella francese.

Lo si usa in cucina perché è un ottimo sostituto del sale anche se ha una particolarità: il suo sapore varia a seconda che venga impiegato fresco o essiccato, nel primo caso il sapore è più fine e deciso, viceversa una volta secco avrà caratteristiche gentili e delicate al palato.

Perfetto quando si cucinano pesci come branzino, merluzzo, sogliole, spigole cotti al forno o con un filo d’olio in padella, ma anche come ingrediente della frittata. 

Con il pollo è quasi un classico, ma si adatta bene anche ai legumi.

Ortica

È ricca di calcio, potassio e magnesio, oltre che di vitamina C e A, il che la rende particolarmente adatta a chi ha problemi di riduzione della massa ossea e a chi soffre di artrite e malattie reumatiche. Dalle sue foglie essiccate, messe a macerare in acqua e alcol, si può ricavare una tintura con cui massaggiare il cuoio capelluto e rinforzare i capelli.

Usate solo le foglie più tenere e lasciatele a bagno in acqua fredda per un po’ in attesa che il potere urticante svanisca (in ogni caso, una volta cotte, saranno innocue). 

L’ortica è ottima per le frittelle, le frittate e come ripieno per la pasta.

Papavero

Si raccolgono i giovani germogli da marzo, i petali e le foglie in piena fioritura, mentre i semi a maturazione avvenuta: i semi sono contenuti in una capsula di forma conica, simile a una campana rovesciata. Il nome del papavero deriva dal celtico papa, ossia pappa, e fa riferimento all’usanza di mescolare alle pappe dei bambini il succo di questa pianta che, considerate le sue virtù calmanti, li faceva stare tranquilli. Il papavero, infatti, contiene l’oppio, nota sostanza dal potere narcotico. I semi del papavero si utilizzano per decorare pani, dolci e focacce; le foglie in frittata, pastellate e fritte, zuppe e minestre. Essendo un oppiaceo, il papavero va consumato con molta moderazione: quantità eccessive possono essere tossiche.

Raperonzolo

Cresce spontaneamente in molte parti della penisola, si può trovare nei terreni incolti, nei boschi, nei prati fino a una quota di circa 1500 m. In alcune zone d’Italia è vietato raccoglierlo, ma è possibile coltivarlo nel proprio orto comprando i semi.

Della pianta si può mangiare tutto: foglie, fiori e radici. Il gusto della radice ricorda quello delle nocciole. Foglie e fiori hanno invece un gusto leggermente amarognolo e un leggero profumo di bosco. In passato il raperonzolo era utilizzato soprattutto decotto perché gradito per le sue proprietà disinfettanti e antinfiammatorie. Oggi la pianta è consumata intera (foglie e radici sottili) in insalata. In alternativa è possibile attendere l’ingrossamento delle radici e consumarle cotte, per esempio fritte nel burro.

Il raperonzolo è una verdura molto indicata per i diabetici, è ricco di vitamina C, fibre, proteine e sali minerali.

Silene

Si raccoglie in marzo-aprile, per la precisione i germogli. È un’ottima erba spontanea, amarognola e piccante. In Italia centrale è denominata striduli, si mangiano saltati in padella con aglio e olio, in frittata, nelle minestre di stagione, ma anche nel ripieno di tortelli saporiti.

I germogli di silene sono ottimi bolliti per cinque minuti in acqua, conditi con olio e limoni e serviti d’accompagnamento alle uova lesse.

Tarassaco

È un‘erba spontanea diffusa soprattutto nel centro nord. È commestibile, dal gradevole sapore amarognolo e si può cucinare in tantissime ricette. Fin dall’antichità le erano riconosciute proprietà stimolanti della bile e depurative del fegato, disintossicanti e diuretiche.

Con il suo sapore lievemente speziato, il tarassaco viene utilizzato in molte preparazioni: dagli antipasti fino ai dessert. Si abbina bene con le verdure, sia a crude che cotte.

Spesso, le sue radici e foglie, ma anche il fiore, vengono utilizzati per decotti e tisane. Messi dentro alla pastella si possono friggere e mangiare croccanti.

Le foglie possono essere anche stufate in padella, solo con olio e uno spicchio d'aglio, e poi condite con del limone; sono buonissime aggiunte alle frittate, nelle torte salate e nelle zuppe, ma anche nel ripieno della pasta fresca. Con le radici tostate si prepara il caffè di tarassaco, una bevanda digestiva simile al caffè d'orzo o di cicoria.

 

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